Sindacato, cambio al vertice della Cisl Sicilia: il siracusano Sebastiano Cappuccio eletto segretario generale

È Sebastiano Cappuccio il nuovo segretario generale della Cisl Sicilia. È stato eletto oggi a Palermo dal consiglio regionale del sindacato, che rappresenta l’intero universo della Cisl nell’isola: cinque Unioni territoriali, 19 federazioni di categoria e sette tra enti, associazioni e istituti di servizio legati al mondo Cisl. Cappuccio, siracusano, 59 anni, una figlia e la passione per Rachmaninov («mi emoziona sempre, adoro il suo Concerto per pianoforte e orchestra numero 3»), presente la leader del sindacato Annamaria Furlan e i vertici Cisl di varie regioni e federazioni nazionali, ha ottenuto 131 sì su 132 votanti. Una la scheda bianca. Il nuovo segretario riceve il testimone da Mimmo Milazzo, nei giorni scorsi volato al vertice nazionale dell’Inas, il patronato Cisl, col ruolo di vicepresidente. Cappuccio, appena eletto, si è soffermato sulla difficile situazione regionale. «In Sicilia – ha detto – il 41% della popolazione è a rischio povertà, quasi il 38% non lavora né studia, i cosiddetti Neet. Il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 53%. Gli inattivi, cioè chi non ha un lavoro né lo cerca, sono quasi 1,6 milioni contro poco più di 1,3 milioni di occupati, cioè il 25% della popolazione». In pratica, ha rilevato il neo-segretario, l’isola è la regione d’Italia con la differenza negativa più alta tra occupati e inattivi: «trecentomila persone, un record al contrario». Ecco perché, ha dichiarato, al governo regionale chiediamo quattro cose. E chiediamo di metterle in conto velocemente, non appena sarà andata in archivio la sessione di bilancio. «A Musumeci offriamo un poker d’assi per lo sviluppo, in un tavolo giocato su quattro intese Governo-imprenditori-sindacati. Quattro patti per invertire il trend dell’economia e aiutare anche su alcuni dossier – le parole di Cappuccio – la Regione nel confronto col governo nazionale». I quattro punti-cardinali Cisl, sono: l’accelerazione della spesa dei fondi Ue, delle risorse del patto per il Sud e di quelle di ogni altra provenienza. Al riguardo «pensiamo all’organizzazione di un nucleo di monitoraggio, coordinamento e controllo presso la presidenza della Regione». Due. Gli investimenti in infrastrutture e la riappropriazione della cultura delle opere pubbliche. Delle grandi e medie opere pubbliche. Dunque, «il decollo operoso, per così dire, dell’ufficio speciale per la progettazione regionale». Tre, le Zone economiche speciali. «Ma non solo quelle d’impianto nazionale, anche Zes regionali. E non legate unicamente alle aree portuali». Un tema che ne contiene un altro, ha osservato Cappuccio: il fisco di vantaggio. Come dire: la questione annosa, ormai, della continuità territoriale. Quindi, c’è la grande questione aperta, ha aggiunto, dei Comuni e del riordino degli enti di area vasta: quasi tutti con la mannaia del default che pende mentre lo spettro della paralisi sociale e amministrativa s’allunga sulla società. E sui lavoratori.
«Sono pretese velleitarie?», si è chiesto il neo-segretario. «Spereremmo di no». In ogni caso «il governatore ci convochi – ha insistito – avremo il piacere di sederci al tavolo e confrontarci con lui e con il suo governo. Augurandoci di lavorare assieme per quel poker d’assi che generi sviluppo». Oltre a Cappuccio, il consiglio ha eletto la segreteria regionale che lo affiancherà, confermando i componenti uscenti, Rosanna Laplaca e Giorgio Tessitore. Concludendo Furlan, dopo aver ringraziato Milazzo ed essersi congratulata col neo-eletto, si è soffermata sui temi caldi: dalle infrastrutture al fisco al Sud. «La linea del Governo sulla Tav come sulle tante opere infrastrutturali bloccate – ha affermato – è assolutamente sbagliata. Semmai, abbiamo bisogno di far ripartire i cantieri, gli investimenti in infrastrutture per collegare il sud al nord e il nord con l’Europa. Solo così saremo un paese competitivo». E quanto al Mezzogiorno, «è scomparso dalla legge finanziaria». «È come se con il reddito di cittadinanza si potessero magicamente risolvere i tanti problemi del sud, che ha bisogno invece di investimenti e reti sociali. Quella dello sviluppo del Mezzogiorno è una questione che deve essere ripresa», ha ripetuto. Ma quello che manca a monte, ha sostenuto, è un progetto serio di crescita del paese. E la crescita si fa solo con gli investimenti. E con gli investimenti in innovazione e ricerca. «Tutto quello che la legge finanziaria purtroppo ha tagliato». Sul fisco, la segretaria Cisl ha rimarcato che «sono lavoratori e pensionati a garantire la quasi totalità del gettito fiscale del paese. Un sistema insopportabile. Che va cambiato anche rendendo più robuste le buste paga dei lavoratori. Questa sarebbe una riforma vera, una cosa seria». (ug)

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